Nel mondo delle mangrovie

di Adriano Losso


Cosa sono le mangrovie? No, non sono quelle piante magiche che hanno una radice con sembianze umane e gridi potenzialmente fatali per chiunque le ascolti. Quelle sono le mandragole, e si trovano solo nel mondo di Harry Potter. Le mangrovie sono arbusti o alberi altamente specializzati, che crescono nelle zone intertidali delle regioni tropicali e subtropicali, caratterizzate da elevata salinità, alte temperature e siccità locali, nonché maree e forti venti che portano a inondazioni regolari e suoli anossici (con scarsità o assenza di ossigeno).

Foresta mista di mangrovie composta da Rhizophora stylosa (in primo piano), Avicennia marina, Aegiceras corniculatum e Bruguiera gymnorhiza. In basso a destra si possono vedere gli pneumatofori di Avicennia marina (Adriano Losso ©).

Fisiologia e biodiversità

Da un punto di vista fisiologico, le mangrovie sono organismi estremamente affascinanti. Grazie ad una serie di adattamenti altamente specializzati riescono a crescere in substrati salini e anossici e a far fronte a frequenti inondazioni di marea. In base a come gestiscono le grandi quantità saline presenti nel suolo, le mangrovie si possono dividere in due gruppi principali: gli esclusori (in inglese “excluders”), che non permettono alla maggior parte del sale di entrare nella pianta grazie ad un meccanismo di ultra-filtraggio delle radici, e i secretori (in inglese “secretors”), che eliminano l’eccesso di sale mediante ghiandole specializzate poste sulle foglie che essudano l’acqua salata. La specie di mangrovia Laguncularia racemosa è comunemente chiamata mangrovia bianca proprio per via di questi eccessi di sale che rimangono sulle foglie. Invece, per far fronte alla mancanza di ossigeno nel suolo, alcune specie di mangrovia hanno sviluppato delle radici verticali chiamate pneumatofori che, sporgendo fuori dal fango, vengono utilizzate negli scambi gassosi.

Le maree giornaliere che inondano regolarmente le mangrovie, e quindi espongono i substrati ad una elevata salinità, creano uno stato di siccità fisiologica. Quest’ultima si crea quando l’acqua è disponibile in abbondanza nel suolo, ma le piante non riescono ad accederne a causa di motivi fisiologici, come appunto la presenza eccessiva di sali. Questo per dire che le mangrovie non hanno sempre un accesso diretto all’acqua nel suolo. Tuttavia, è stato recentemente dimostrato da diversi studi che le mangrovie riescono a compensare a questa mancanza andando ad assorbire l’acqua atmosferica (rugiada, nebbia e pioggia) attraverso le foglie, riuscendo quindi a mantenere lo stato idrico della pianta e supportare importanti attività fisiologiche, come la fotosintesi. Gli alberi di mangrovie tendono infatti ad essere più alti nelle regioni con una maggiore quantità di precipitazioni, suggerendo una dipendenza della crescita dagli eventi piovosi. L’aridità può quindi essere vista come un fattore secondario per la distribuzione latitudinale delle foreste di mangrovie, mentre nella stragrande maggioranza delle regioni del mondo il principale fattore limitante è la temperatura.

Il fascino di questi organismi non si limita però alla loro fisiologia. Infatti, le foreste di mangrovie creano un habitat costiero protetto e indisturbato dove migliaia di specie, sia animali che vegetali (tra cui moltissime a rischio d’estinzione), trascorrono tutta o parte della loro vita. Recentemente, una delle indagini sulla biodiversità più complete mai effettuate in una foresta di mangrovie, ha osservato più di 700 specie animali diverse (tra cui pipistrelli, uccelli, pesci e artropodi) in soli 30 mila ettari di aree protette della Cambogia.

Grazie alla densa vegetazione e ai loro intricati sistemi radicali, le foreste di mangrovie fungono da vivai per i giovani pesci, offrendo nascondigli e ripari dai predatori. La maggior parte dei pesci e degli squali che si trovano nelle barriere coralline iniziano i loro primi anni di vita proprio in questi ecosistemi. Le femmine degli squali limone torneranno persino nelle stesse foreste di mangrovie in cui sono nate per dare alla luce la propria prole. Inoltre, la presenza di abbondanti risorse trofiche porta diverse centinaia di specie di uccelli, sia residenti che migratorie, ad utilizzare le mangrovie come siti privilegiati di nidificazione, riposo e alimentazione.

Banco di giovani pesci che trova rifugio tra le radici di Rhizophora sp. (dam / Adobe Stock ©).
Un piccolo ragno saltatore (Simaethula sp.) sui fiori della mangrovia Aegiceras corniculatum (Adriano Losso ©).

Un ecosistema importante

Se tutti gli alberi hanno un ruolo importante da svolgere nei vari ecosistemi terrestri, le mangrovie fanno qualcosa in più. Grazie ai loro intricati sistemi radicali intrappolano sedimenti e inquinanti che altrimenti finirebbero in mare, quindi assicurando che le praterie di fanerogame marine e le barriere coralline rimangano in salute, e prevenendo l’erosione costiera. Le mangrovie forniscono anche un cuscinetto contro le mareggiate, tanto da ridurre fino al 30% l’altezza delle onde, proteggendo così dalle tempeste tropicali e dagli tsunami le popolazioni locali di persone che vivono nelle zone costiere.

I super poteri delle mangrovie però non finiscono qui. Attraverso la fotosintesi, queste piante possono catturare fino a cinque volte più carbonio rispetto alle foreste dell’entroterra, rendendole una delle difese migliori e più importanti del pianeta contro i cambiamenti climatici (un ettaro di foresta di mangrovie può assorbire tanto carbonio quanto quattro ettari di foresta pluviale!).

Gli intricati sistemi radicali di Rhizophora stylosa e Avicennia marina (Adriano Losso ©).

Purtroppo però, come sta succedendo troppo spesso a livello globale, anche questi ecosistemi sono sempre più a rischio a causa della attività umane. Negli ultimi decenni, abbiamo perso più del 40% delle foreste di mangrovie, una perdita superiore a quella delle foreste tropicali e delle barriere coralline, entrambe famose per essere minacciate. Tra le cause principali troviamo la deforestazione, per il legname e per far posto a località balneari e all’acquacoltura per l’allevamento di gamberetti. Negli ultimi anni, quest’ultima è stata di gran lunga la causa principale di perdita di mangrovie a livello globale, andando così ad enfatizzare ancora una volta quanto le nostre scelte alimentari quotidiane possano avere impatti notevoli per l’ambiente e la biodiversità.

Quello delle mangrovie è un habitat molto delicato, in quanto influenzato da molti fattori, quali stagioni secche insolitamente lunghe rispetto all’anno precedente e precipitazioni inferiori alla media. È quindi previsto che una diminuzione delle precipitazioni si tradurrà in una diminuzione della crescita e della distribuzione delle mangrovie attraverso una diminuzione della disponibilità di acqua dolce per l’assorbimento diretto (sia radicale che fogliare, come visto nel paragrafo precedente). Anche l’innalzamento del livello del mare ha effetti importanti sulla distribuzione delle mangrovie. Mentre gli innalzamenti passati del livello del mare hanno portato all’espansione delle foreste di mangrovie, l’attuale antropizzazione causata dallo sviluppo urbano, industriale e agricolo, ne impedisce la migrazione verso terra, limitando quindi di molto la potenziale area di crescita di questi alberi.

Foto aerea che mostra un tipico caso di antropizzazione causata dallo sviluppo urbano (Artinun / Adobe Stock ©).

A fine maggio 2024 si è tenuta la prima valutazione globale delle mangrovie per la Lista Rossa degli ecosistemi dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN, “International Union for the Conservation of Nature”), e i risultati sono allarmanti: più della metà degli ecosistemi di mangrovie del mondo è a rischio di collasso. Per enfatizzare l’importanza delle foreste di mangrovie, questa è stata la prima volta in cui un gruppo di ecosistemi è stato valutato interamente e a livello globale utilizzando la Lista Rossa degli ecosistemi della IUCN (uno standard globale per misurare lo stato di salute degli ecosistemi). È stato concluso che le minacce principali continuano ad essere deforestazione, urbanizzazione, e inquinamento, ma soprattutto l’innalzamento del livello del mare in combinazione con le sempre più frequenti e intense tempeste associate al cambiamento climatico. Il cambiamento climatico infatti minaccia un terzo (33%) degli ecosistemi di mangrovie valutati dalla IUCN.

Sempre secondo il report della IUCN, senza cambiamenti significativi da parte nostra entro il 2050, il cambiamento climatico e l’innalzamento del livello del mare comporteranno alla perdita di 1.8 miliardi di tonnellate di carbonio immagazzinato (cioè il 17% del carbonio totale attualmente immagazzinato nelle mangrovie), e della protezione di 2.1 milioni di vite esposte alle inondazioni costiere e di proprietà per un valore di 36 miliardi di dollari.

È quasi superfluo dirlo, ma mantenere gli ecosistemi di mangrovie con alberi sani e abbondanti in tutto il mondo sarà fondamentale per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, far fronte all’innalzamento del livello del mare e quindi garantire la sopravvivenza di migliaia di specie animali e vegetali e la protezione nell’entroterra dagli impatti di uragani, tifoni e cicloni.

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