

di Pietro Montemurro, Lupo Trek
Una notte di fine gennaio da qualche parte in Italia qualcosa si muove. Tra gli steli d’erba intirizziti dal freddo appare un sentiero, che scivola lento tra le foglie marcite dall’acqua. Passi costanti e decisi si susseguono all’infinito nel buio.
Uno, due, dieci, cento, centinaia di piccole sagome rivelate dal chiaro di luna, puntano tutte in un’unica direzione. Laddove la vegetazione si fa più rada s’intravede brillare la pupilla rossastra del rospo comune (Bufo bufo Linnaeus, 1758)!
E’ stato percepito un cambiamento nell’aria invernale, la sveglia sta suonando e non ce ne sarà un’altra. Le tane vengono abbandonate: escono rospi da sotto tronchi e sassi, da dietro un cumulo di mattoni rivestiti di muschio o dai corridoi sotterranei di una talpa.

Incomincia la migrazione riproduttiva degli anfibi ed il rospo comune sarà il nostro cicerone in questo lungo viaggio!
Una delle principali caratteristiche delle migrazioni anfibie è certamente l’esplosività! Questo termine descrive adeguatamente ciò che accade in Italia per molte specie di rospi, rane, tritoni e salamandre: la finestra temporale durante la quale è possibile osservarne l’accoppiamento è solitamente breve, si apre e si chiude nell’arco di qualche settimana. Nei giorni di picco massimo i rospi che utilizzano un determinato sito riproduttivo ci si ammassano e danno il via alle danze: i maschi, più piccoli per dimensioni, afferrano le femmine gonfie di uova, cingendole strettamente all’altezza del torace.

Con fatica le femmine sfuggono alla salda presa dei maschi, che possono contare su dei particolari tipi di rigonfiamento, i ‘calli nuziali’, posti sulle dita degli arti anteriori. A volte capita che, in preda ad una vera e propria frenesia riproduttiva, più maschi si accalchino sulla stessa femmina nel tentativo di accoppiarsi, finendo per annegarla.
Le migrazioni riproduttive spesso vengono precedute da metamorfosi morfologiche e fisiologiche anche molto accentuate. Nei rospi maschi aumenta l’elasticità della pelle, si ingrossano i calli nuziali ed i colori divengono più sgargianti. Alcune tra le metamorfosi riproduttive più eclatanti sono quelle che si osservano nel tritone crestato (Triturus carnifex Laurenti, 1768), un anfibio urodelo (il gruppo di anfibi muniti di coda) che popola i boschi europei. Ha una pelle granulosa color blu-scuro ed una striscia dorsale gialla che corre dal capo alla coda, mentre con il sopraggiungere del periodo degli amori cambierà colore e forma del corpo, sviluppando una livrea più chiara con delle macule blu concentriche, un ventre arancione acceso, anch’esso con macchie blu, ed una vistosa cresta dorsale dentellata. La sua stessa biologia cambia e si adatterà a trascorrere questa tempo in una forma acquatica: i rituali di corteggiamento e l’accoppiamento avvengono infatti sott’acqua, in stagni, pozze temporanee o fontanili! Solitamente terminato il periodo riproduttivo i tritoni crestati da cigni ritornano anatroccoli: la vita terrestre ricomincia.

Torniamo ai nostri rospi che si accalcano confusamente nell’acqua. Osservandoli potremmo chiederci come siano giunti fin qui, e da dove. Stando agli studi effettuati, gli spostamenti dei rospi si concentrano nella maggior parte dei casi in pochi chilometri e consistono in migrazioni round-trip (ritorno ciclico nel sito d’origine; ne abbiamo parlato meglio nell’Episodio #1) così schematizzate: dal sito di letargo invernale si spostano in massa al sito riproduttivo; terminata la riproduzione, escono dall’acqua per andare a passare l’estate in un home range estivo che utilizzeranno fino all’arrivo dell’autunno, periodo più umido e fresco durante il quale si sposteranno nuovamente verso il sito di letargo invernale, generalmente nelle prossimità dello stagno dove torneranno ad accoppiarsi. E’ ovvio che si tratta di generalizzazioni e che ogni situazione sarà diversa dall’altra. In alcuni casi i rospi potrebbero allontanarsi anche solo di pochi metri dallo stagno per tutto il resto dell’anno, se trovano tutto ciò di cui hanno bisogno. Allo stesso modo capiterà che si spingano in lunghe marce di svariati chilometri se le contingenze lo impongono!

I rospi sono inoltre molto fedeli al sito riproduttivo ed in uno studio di Sinsch (1987) sette rospi su dieci sono riusciti a tornarvici con successo, dopo essere stati forzatamente spostati per ben 3 km! Tuttavia hanno avuto bisogno fino a tre giorni per riuscire ad orientarsi nella direzione giusta. È stato dimostrato che per riuscire nella migrazione il rospo comune utilizzi una varietà di riferimenti spaziali, tra cui segnali magnetici, acustici, olfattivi e visivi. Nonostante la fedeltà al sito alcuni rospi, solitamente i giovani, si cimentano in veri e propri dispersal (letteralmente dispersione; ne abbiamo parlato meglio nell’Episodio #1), partendo con intraprendenza alla ricerca di nuovi siti riproduttivi!

Ci è chiaro a questo punto come le migrazioni degli anfibi siano un momento estremamente delicato e di vitale importanza. Spesso questi animali vedono i loro home range frammentarsi a causa della costruzione di strade o barriere come dighe e muri. Le barriere interrompono il flusso di individui tra le varie popolazioni, isolandole, mentre le strade uccidono ogni anno centinaia di anfibi (road killing). Per animali relativamente lenti e goffi un attraversamento rappresenta una roulette russa con nove proiettili su dieci.

Fortunatamente le precauzioni sono ben conosciute: le cosiddette ‘barriere anti-rospo’ che incanalano gli anfibi nei sottopassaggi presenti lungo le strade più trafficate, il rispetto dei limiti di velocità ma anche una corretta comunicazione e sensibilizzazione.
Tutte queste misure andrebbero applicate integralmente!
A questo punto, insieme ai nostri rospi, anche noi siamo giunti al termine di un lungo viaggio, durante il quale abbiamo inseguito entusiasti il caparbio volo della Berta Maggiore, ci siamo meravigliati della coraggiosa migrazione della Sfinge Testa di Morto, tenendo bene a mente gli infiniti ritorni a galla del Plankton!
La serie di articoli sulle migrazioni finisce qui, con qualche meraviglia scoperta in più, ma sempre con un solo ed unico comandamento: muoversi!


