Tradotto dall’inglese gravel significa ghiaia, ma tradotto dai sentimenti, gravel significa avventura.
Ho scelto di salire in sella ad una gravel bike dopo aver affrontato diversi viaggi con una mountain bike da cross country (anche piuttosto vocata alla competizione, quindi decisamente scomoda); viaggiando in bikepacking (un modo di viaggiare in bici con poche borse piccole e aerodinamiche) e solo con l’essenziale, la mtb mi ha permesso di andare davvero ovunque, anche in montagna e sui singletrack (sentieri stretti e tecnici, per capirsi) con tutti i bagagli, ma la verità è che per il 90% del tempo durante i miei viaggi sono stato su strade asfaltate e strade bianche (di ghiaia, appunto). Durante queste lunghe tappe su terreni scorrevoli e poco accidentati mi sono chiesto se davvero servisse un mezzo così pesante, poco dinamico, con copertoni da fuoristrada e un manubrio flat (il classico manubrio “dritto”) che dopo 8 ore in sella senza poter cambiare posizione delle braccia ti fa diventar matto. La risposta che mi sono dato è stata: GRAVEL!
Vi parlo un po’ di queste bici, che a prima vista, sembrerebbero bici da corsa, per via del manubrio drop bar (ovvero quello con le “corna all’ingiù”) e l’assenza di sospensioni; si tratta, però, di qualcosa che sta nel mezzo tra una mtb e una bdc. Nascono negli U.S.A. dove molte strade non sono asfaltate e dove qualche pedalatore incallito ha pensato che una normale bdc sarebbe stata in difficoltà, mentre una mtb sarebbe stata troppo lenta ed eccessivamente preparata per l’off road per dover affrontare solo un po’ di terra battuta e ghiaia.
Dal punto di vista strutturale sono più vicine alle bici da corsa, avendo il manubrio drop bar, le ruote da 28” e un telaio con geometrie normalmente corsaiole; hanno ruote più larghe e resistenti delle bdc che possono montare larghi copertoni da mtb e una posizione di guida leggermente più rilassata perché le gravel sono anche bici da viaggio e da pedalate avventurose, non da cronometro. Insomma, avete capito; queste bici non sono né carne, né pesce e ognuno declina come preferisce la gravel: più stradaiola, più fuoristrada, più da viaggio e sceglie così un modello più vocato a questo o a quello. In ogni caso, ogni appassionato dei pedali ha la propria filosofia (che mi piace definire ciclosofia) e la gravel può far storcere il naso a tanti puristi della bdc o della mtb; a me, invece, ha fatto emozionare fin dalla prima pedalata lo spirito sovversivo e non convenzionale di questo mezzo capace di fare un po’ di tutto, ma senza la pretesa di eccellere in nessuna disciplina.

Per me la gravel è allo stesso tempo:
- spostarsi – con i copertoni larghi è più ammortizzata e confortevole di una bdc, pur mantenendone la reattività, così anche andare a prendere una birra al pub è più divertente;
- viaggiare – molte gravel sono predisposte per borse e portapacchi specifici per il bikepacking e sono pronte ad affrontare anche tratti di offroad mediamente impegnativo;
- allenarsi su asfalto e strade secondarie – io non cerco mai le strade con l’asfalto perfetto, ma quelle secondarie, di montagna, piene di buche e lontano dal traffico, quindi una bdc sarebbe davvero scomoda. Per tutto il resto, c’è la mtb e non credo che una gravel possa sostituirla.
Buone pedalate!





