Oggi parliamo di alpinismo, avventura ed esplorazione ai nostri giorni, non così lontano da casa.
Nel 2019, con quello che allora non sapevo che sarebbe diventato per me un amico fraterno e compagno di molte avventure, ho deciso di provare il mio primo 4000; la punta Gnifetti del monte Rosa. Avevo 24 anni e Damiano ne aveva 26; eravamo mossi da uno spirito avventuroso, ribelle e dalla ricerca di sensazioni dimenticate: quelle dei primi esploratori. Ci siamo spesso fatti domande sull’alpinismo e sulla sostenibilità della moda dell’alta quota; ci siamo chiesti come trovare la massima autenticità e una sfida sincera con noi stessi anche nelle piccole imprese. La punta Gnifetti ospita il rifugio Capanna Margherita, il più alto d’Europa a 4554 m.s.l.m. e si tratta di una facile ascesa, ideale per chi è alle prime armi con i 4000; insomma, non un’impresa degna degli annali di alpinismo, ma piuttosto una soddisfazione per due giovanotti poco più che autodidatti. Informandoci su come salire, abbiamo letto di funivie che arrivano a oltre 3000 m, di rifugi situati a oltre 3500 m di quota con più di 170 posti letto che offrono tra i servizi il sacco lenzuolo monouso ai clienti, cena, colazione, pranzo, birra, acqua in bottigliette di plastica da 0,5 l e tutto quello che possiamo aspettarci da una baita di fondo valle. Inoltre, pensare a quanti viaggi gli elicotteri dovessero fare per l’approvvigionamento di questi rifugi e a quanti rifiuti producessero lassù (sempre da portare giù in elicottero) ci fece rabbrividire. Così abbiamo scelto che l’autosufficienza sarebbe stata il nostro stile, quasi per ribellarci a questa forma di “domesticazione” della montagna e per ripercorrere le orme dei nostri eroi di altri tempi che hanno scritto le pagine dell’alpinismo sulle Alpi e sugli Appennini senza funivie, riscaldamento o ristoranti ad addolcirne le imprese.

L’autosufficienza non è uno stile facile: evitare le funivie significa molto dislivello in più e quindi più ore (spesso più giorni) per raggiungere la meta; evitare i rifugi significa dover portare con sé tenda o sacco bivacco, materassino, sacco a pelo, provviste di cibo e acqua (o filtri per potabilizzare) e di conseguenza uno zaino più capiente, quindi molto peso in più. Un cammino più lungo, con più dislivello e più peso sulle spalle innalza di molto la difficoltà di un’avventura e le possibilità di fallimento, ma è proprio per questo, forse, che ci piace di più. L’autosufficienza, però, è anche: passare le notti sotto le stelle, godere di un rapporto più intimo e segreto con la natura e avere l’opportunità di raggiungere i luoghi più belli attraverso itinerari poco convenzionali.


Da quei pensieri del 2019 sono passati 5 anni e parecchie avventure; ho avuto modo di mettere in discussione quella visione forse idealistica. Salire le montagne in autosufficienza è molto soddisfacente, generalmente più sostenibile e decisamente romantico, ma non è obbligatorio; le infrastrutture ci sono e usarle senza abusarne non è di certo disonorevole. Inoltre, se tutti dormissimo qua e là in tenda o bivaccando in giro per le nostre montagne, arrecheremmo disturbo alla fauna e avremmo un impatto sull’ambiente forse più elevato di quello che hanno i moderni rifugi alpini. Quello che noi fruitori della montagna, a parer mio dovremmo fare se teniamo alle montagne e più in generale a questo pianeta è fare delle scelte da consumatori (si, siamo consumatori anche lassù) più attenti. Il sacco lenzuolo monouso, per fare un esempio, credo che sia davvero un vezzo non necessario: un sacco lenzuolo pesa al più 500 gr e se non siamo in grado di caricare lo zaino con 500 gr in più, forse dovremmo rivedere le nostre ambizioni alpinistiche. Lo stesso vale per le funivie; serve davvero avvicinare le montagne? Una nota sull’attrezzatura: mi guarderei bene dall’indossare gli scarponi con i quali scalava Walter Bonatti o dal dormire nel suo sacco a pelo; il romanticismo e il progresso non sempre sono nemici e per massimizzare la sicurezza, non disdegno la tecnologia e l’attrezzatura più all’avanguardia.
Sperando che i miei pensieri siano stati uno stimolo a cercare sempre un’alternativa più adatta a noi, consiglio a tutti coloro i quali hanno ambizione di realizzarsi attraverso l’esplorazione e l’avventura, piccola o grande che sia, qualche esperienza in completa autosufficienza (anche perché molte vette è possibile raggiungerle solo così), ma consiglio anche di valutare sempre attentamente la sicurezza e l’impatto che il nostro divertimento abbia sull’ambiente.
Buone avventure!





