
di Valeria Chiarini
Frutti d’epoca: tra piatti e pennelli
“Grazie alle Nature Morte nella storia dell’arte, possiamo comparare la frutta e la verdura del passato con quella che troviamo oggi sui banchi del supermercato. Il nostro cibo è mutato a seconda di esigenze estetiche e marketing, sviluppando immagini canoniche sempre più forti nella nostra mente. La mela è sempre più rossa, il pomodoro dura sempre di più nel nostro frigo e le cipolle sono sempre più grandi, ad esempio. Questa rubrica vuole porre l’accento sul cambiamento degli ortaggi e nel consumo più consapevole di cibo, perché anche se l’occhio vuole la sua parte, a volte può essere ingannato”
Cenni storici
La coltivazione e la diffusione del Pero esisteva già nell’antica Grecia e nell’antica Roma, in cui erano conosciute molte varietà. Negli affreschi di Pompei si vedono raffigurate almeno 8 pere. La sua storia continua dopo la caduta dell’Impero Romano, dove, grazie alla coltivazione dei monaci, la coltura del Pero riuscì a mantenere il contatto con l’essere umano. Ritorna in maniera attiva durante il Rinascimento toscano diffondendosi anche in altre parti d’Italia.
La pianta del presente
È un albero alto tra i 15 e i 20 m con fusto eretto con corteccia bruna. I fiori sono riuniti in infiorescenza, hanno in genere cinque petali bianchi. La pera in realtà non è un frutto ma botanicamente un falso frutto. Per comodità è entrato nel linguaggio comune chiamarlo semplicemente frutto, ma che cos’è un frutto?
Dunque, un frutto è quando la fecondazione si sviluppa all’interno solo dell’ovario del frutto; per un falso frutto, questo processo comprende altre parti del fiore, come il ricettacolo, parte finale del gambo nella quale si inseriscono i vari organi fiorali. La pera è un falso frutto, il “vero” frutto è dunque il torsolo, mentre la parte che noi consumiamo è il ricettacolo trasformato. La pera ha forme e colori diversi a seconda della varietà: la buccia, infatti, può variare dal verde al giallo fino al rosso.

Rappresentazione del passato
Fede Galizia fu una pittrice attiva tra la metà del 1500 e i primi anni del 1600. La sua biografia, soprattutto i primi anni, ha poche informazioni. Si conoscono solo parti della sua infanzia, come ad esempio che suo padre Nunzio Galizia, minuaturista ed incisore, si trasferì dal Trentino a Milano quando Fede Galizia era ancora una bambina. Una prima novità introdotta da Fede Galizia fu la tematica delle Giuditte con la testa di Oloferne. Storia biblica con fondamenti femministi e di libertà. Approdò poi alle nature morte, sviluppando uno stile caravaggesco, concentrato e preciso. Le sue opere presentano pochi ortaggi, spesso su più piani e con tonalità scure come Alzata con pere e fiori.
A differenza della pera dipinta da Fede Galizia, la pera contemporanea ha una buccia più saturata e raramente presenta arrossamenti troppo marcati o ammaccature. La grandezza è aumentata, mentre il picciolo e i semi diminuiti. Il nostro estetismo ci porta a prediligere frutta e verdura sempre più grande anche se ne sacrificando spesso il gusto (Ciconte, 2022).

Altre opere suggerite: Vincenzo Campi, Natura morta di frutti e vegetali.
Libri suggeriti: Ciconte Fabio, Chi possiede i frutti della Terra, Editori LaTerza (2022)
Utilizzi in cucina
Sulla buccia può essere presente anche un’arrossatura intensa per delle parti più esposte al sole. Le pere sono consumate sode, fresche o cotte; ma non buttiamo quelle mature: possono essere trasformate in purea, succhi e confetture, fresche e nutrienti.


