
di Valeria Chiarini
Frutti d’epoca: tra piatti e pennelli
“Grazie alle Nature Morte nella storia dell’arte, possiamo comparare la frutta e la verdura del passato con quella che troviamo oggi sui banchi del supermercato. Il nostro cibo è mutato a seconda di esigenze estetiche e marketing, sviluppando immagini canoniche sempre più forti nella nostra mente. La mela è sempre più rossa, il pomodoro dura sempre di più nel nostro frigo e le cipolle sono sempre più grandi, ad esempio. Questa rubrica vuole porre l’accento sul cambiamento degli ortaggi e nel consumo più consapevole di cibo, perché anche se l’occhio vuole la sua parte, a volte può essere ingannato”
Cenni storici
L’area di origine del cocomero non è del tutto certa, ma ci sono presenze di forme spontanee di cocomero in Sudafrica, da cui si pensa sia luogo di origine. Antiche tracce di coltivazione sono state trovate in dipinti nel tempio di Meir in Egitto verso le 4000 a.C. e in Libia nel 3000 a.C.
La pianta del presente
.Il cocomero è una pianta erbacea annuale con un fusto ramificato, strisciante, e – come il melone – provvisto di organi sottili e lunghi che permettono di avvinghiarsi ed arrampicarsi, chiamati cirri. Le foglie sono grandi pelose e in genere costituite da tre lobi principali, e quindi trilobate. Il frutto è una bacca di grandi dimensioni chiamata peponide, può raggiungere dimensioni molto grandi anche fino a 20 kg. La forma varia a seconda della coltivazione e della varietà può essere da sferica ad allungata. La buccia è liscia, priva di peluria e a seconda della varietà e grado di maturazione, cambia il colore, le striature e lo spessore che solitamente è dai 2 ai 3 cm. L’interno della buccia è bianco, mentre la polpa ha un colore rosso – raramente rosa – ricca di acqua e zuccheri. È una pianta detta monoica, ovvero che possiede sulla stessa pianta sia gli organi femminili sia maschili, come ad esempio le zucchine. Infatti, i fiori sono unisessuali – di un solo sesso – e sono all’interno dell’ascella delle foglie sulla stessa pianta. La corolla è di colore giallo che può essere più o meno intenso, i fiori maschili sono più piccoli e precoci, mentre i fiori femminili sono più appariscenti provvisti di un ovario inferiore più o meno allungato (figura c.).

Rappresentazione del passato
Roberto Longhi è stato lo storico dell’arte che ha nominato Pensionante del Saraceni l’artista da identità sconosciuta che ha dipinto quest’opera. Longhi ha utilizzato questo termine per indicare la vicinanza dello stile del Pensionante a Carlo Saraceni, pittore veneziano in attività a cavallo tra il 1500 e il 1600.
Nell’opera del Pensionante del Saraceni notiamo subito il cocomero aperto sul piano d’appoggio e si può vedere come l’interno della polpa fosse molto differente da come lo conosciamo oggi. Dal colore alla grandezza dei semi, l’artista, ci offre uno spaccato che non solo evidenzia l’ortaggio, ma anche il suo cambiamento nel corso dei secoli e di come abbiamo addomesticato sempre più la non-presenza dei semi ibridando varietà differenti tra loro.

Altre opere suggerite: Agostino Verrocchi, Natura morta di fiori, con frutta e ortaggi, circa 1620; Giovan Battista Ruoppolo, Cocomero, uva, fichi e mele, circa 1650.
Utilizzi in cucina
Il frutto si consuma solitamente crudo. Con alcune varietà a polpa bianca si possono fare marmellate o gelatine. La gelatina, come quella che troviamo anche nelle caramelle, è prodotta da scarti animali, ma ci sono alternative vegetali più che valide e più sostenibili come l’agar agar, lecitina di soia, xantano e farina di semi di carrube. In alcune realtà, si consuma salato o cotto, solitamente in insalata. Gli usi di questo ortaggio sono ancora molti da provare e scoprire nella nostra cucina, ma non escludibili a priori.


